I neutrini sono a tutti gli effetti le particelle che abbiamo capito meno in tutto il Modello Standard.

In sintesi, le difficoltà sorgono dal fatto che queste particelle interagiscono con una sola delle interazioni fondamentali (senza contare la gravità), e questa è sfortunatamente l‘interazione debole. Alle tipiche energie dei nostri esperimenti questa interazione è fortemente soppressa (ecco perché si chiama “debole”), per cui è molto difficile produrre o far interagire dei neutrini:
In media, un neutrino interagisce una sola volta dopo aver percorso 100 miliardi di volte un diametro terrestre.
Nonostante ciò, i neutrini sono stati scoperti sperimentalmente e vengono studiati con cura dagli anni ’50, questo perché sono state impiegate sorgenti che ne emettono grandi quantità: in questo modo si contrasta la scarsa probabilità di interazione con l’enorme numero di “proiettili”. È la stessa filosofia di comprare un centinaio di “gratta e vinci” per aumentare le chances di pescarne almeno uno vincente.
Cosa non capiamo dei neutrini?
Per poter dire che “capiamo” tutto di una particella dobbiamo essere in grado di affermare quali siano i suoi numeri quantici, e di solito ci si concentra su questi tre:
- Carica elettrica
- Spin
- Massa
Dei neutrini conosciamo con precisione solo i primi due: sono elettricamente neutri (infatti non interagiscono con la forza elettromagnetica) ed hanno spin 1/2, mentre sorprendentemente non sappiamo ancora con precisione il valore della loro massa. Sappiamo solo che non può essere più grande di un numero molto piccolo, per via delle evidenze sperimentali.
Ciò che stupisce è che rispetto alle altre particelle hanno una massa stupidamente minuscola, così piccola che è difficile da misurare: gli esperimenti ci consentono solo di porre dei limiti superiori sempre più piccoli. Per dare un’idea, l’elettrone ha una massa di mezzo milione di elettronvolt, mentre si stima che quella dei neutrini sia inferiore a un solo elettronvolt. Se l’elettrone è considerato la particella carica più leggera del Modello Standard, i neutrini sono davvero dei pesi piuma.
È di fondamentale importanza riuscire a determinare la massa di una particella. Nel Modello Standard la massa è spesso l’unico numero quantico che permette di distinguere tra due particelle che hanno gli altri numeri quantici uguali.
Ad esempio il muone e l’elettrone sono due particelle elementari con la stessa carica elettrica e lo stesso spin, ma il muone è circa 200 volte più pesante dell’elettrone ed è proprio ciò che ci permette di distinguerli nella maggior parte dei casi. Allo stesso modo il tau è la terza “sorella” di muone ed elettrone, in quanto ha stessa carica e stesso spin, ma massa pari a circa 18 volte quella del muone.
Queste tre particelle furono raggruppate in un trio chiamato “leptoni carichi”.

Per spiegare i risultati sperimentali degli anni ’30 e ’50, si associò a ciascun leptone carico (elettrone, muone e tau) un neutrino di tipo corrispondente. Infatti si dimostrò che in ciascun processo di interazione debole di un leptone carico compariva sempre un neutrino, di conseguenza:
- All’elettrone venne associato un neutrino-elettronico:
- Al muone venne associato un neutrino-muonico:
- Al tau venne associato un neutrino-tau:
Quindi anche i neutrini sono considerati dei leptoni, solo che hanno carica elettrica nulla. Assieme ai leptoni carichi costituiscono i 6 leptoni del Modello Standard.

La cosa importante da capire è che siamo in grado di distinguere un neutrino da un neutrino
o da un neutrino
: basta guardare qual è il leptone carico coinvolto nelle interazioni (rare) di questi neutrini!

In questo senso si parla di conservazione del sapore leptonico: un neutrino di sapore “muonico” è sempre associato, in un’interazione debole, a un muone. Se c’era un sapore elettronico all’inizio, dovrà esserci un sapore leptonico anche alla fine.
Le oscillazioni di sapore
Alla fine del secolo scorso si scoprì che i neutrini sono in grado di cambiare sapore leptonico durante il loro viaggio tra due punti dello spazio, e fu proprio questo fatto ad evidenziare che i neutrini dovevano avere una massa: senza una massa non è possibile questa oscillazione tra sapori!
L’oscillazione rompe la conservazione del sapore leptonico!

Ad esempio da un processo debole che coinvolge un elettrone (rivelabile) sappiamo che sbucherà fuori un , il quale, dopo una certa distanza, si tramuterà in un
, il quale interagirà facendo comparire un muone, che sarà a sua volta rivelabile e ci permetterà di dire che questa oscillazione è effettivamente avvenuta!
Per spiegare questo effetto vengono introdotti gli “stati di massa” dei neutrini, chiamati a cui vengono associate le masse
. Ciascun stato di massa “contiene” al suo interno i tre sapori dei neutrini
in proporzioni che possono essere studiate sperimentalmente.
Graficamente abbiamo quindi tre neutrini ciascuno contenente al suo interno il mixing di sapori:

Celeste:



Questo mixing avviene nel senso quanto-meccanico di sovrapposizione di stati: ciascuno stato di massa è una sovrapposizione delle funzioni d’onda dei sapori leptonici .
Ad esempio dalla figura leggiamo che sperimentalmente è stato verificato che lo stato contiene per la maggior parte il sapore elettronico
(indicato in blu), mentre il sapore tau
è presente solo in minima parte.
Essendo tutto ciò un effetto quanto-meccanico, a ogni oscillazione tra sapori è associata una certa probabilità che sarà tanto più elevata quanto più grande è il mixing tra sapori negli stati di massa. Questa probabilità è verificabile sperimentalmente: basta chiedersi “se nel punto di partenza ho neutrini di tipo
, quanti neutrini di tipo
mi ritroverò a una certa distanza dal punto di partenza?”
Ad esempio la probabilità che un neutrino si trasformi in un neutrino
è data dalla seguente formula:


in cui è un parametro del Modello Standard che è stato misurato sperimentalmente (e definisce il grado di mixing dei due sapori in questo caso). D’altra parte
riguarda la differenza tra i quadrati delle masse di
e
, mentre
è la distanza a cui hanno viaggiato i neutrini prima di essere rivelati, ed
è la loro energia.
Nota bene che se questi neutrini avessero la stessa massa, e cioè , non si potrebbero avere oscillazioni (la probabilità sarebbe nulla perché il seno di zero fa zero).
Ad esempio è molto più probabile che un si trasformi in un
quando l’argomento del seno è vicino al punto in cui il seno ha un massimo, e cioè in prossimità di
(o in radianti
), e cioè quando





Studiando l’andamento dell’oscillazione con si può quindi ricavare
proprio da questa formula.
La differenza tra le masse dei neutrini e
è minuscola, ma comunque calcolabile dai dati sperimentali. Allo stesso modo è stata calcolata la differenza tra le masse quadre di
e
, e da ciò si può ricavare la differenza tra le masse quadre di
e
.
Conosciamo solo queste , ma non i valori singoli di
, che frustrazione, eh?
Misurando il numero di eventi di neutrini di un certo sapore ad alcuni valori del rapporto si possono ricavare i valori sperimentali di
e
. Questo è proprio ciò che si fa da qualche decina di anni: la teoria delle oscillazioni è verificata con un alto grado di accuratezza, tranne per qualche anomalia…
Le anomalie delle oscillazioni
Immagina di stare conducendo un esperimento in cui produci dei neutrini , li fai viaggiare per una certa distanza
e ti aspetti che si trasformino in neutrini
con una probabilità data dalla formula vista sopra:
, solo che con sorpresa ti ritrovi a rivelare più neutrini
di quelli che ti aspettavi, un eccesso rispetto alla previsione teorica.
Questo è proprio quello che capitò nell’esperimento LSND degli anni ’90 (immagine di copertina): comparvero più neutrini di quelli previsti dal modello delle oscillazioni a tre stati di massa
.
Questo fenomeno fu spiegato con l’introduzione di un quarto stato di massa , avente massa
apparentemente molto più grande di
.
Questo permetteva l’oscillazione di
in
a un ritmo più elevato, dato dalla formula modificata:



in cui si trovò che, appunto, : il quarto stato di massa doveva avere una massa molto più elevata degli altri tre stati di neutrini.
Ricorda però che ad ogni stato avevamo associato un certo mixing di sapori
, quindi aggiungendo un
dobbiamo aggiungere anche un nuovo sapore
. Questo è necessario per far quadrare i conti della teoria dei mixing.
Il Modello Standard però proibisce (con misure sperimentalmente verificate) un numero di sapori di neutrini superiore a tre! Cioè possono esistere solo i sapori “canonici”:
.
Il nuovo sapore associato alla comparsa di
dovrà allora essere completamente sconnesso dal Modello Standard, e cioè dovrà essere sterile rispetto a tutte le interazioni fondamentali. Questo suo essere sterile proibisce una rivelazione diretta del neutrino, e i suoi effetti compaiono solo come eccessi di oscillazioni, come nell’esperimento LSND.





Se già i neutrini di sapore tradizionale erano difficili da rivelare, il neutrino sterile è quindi una vera e propria particella fantasma. Non ne vediamo l’effetto diretto, ma solo quello indiretto sulle oscillazioni tra gli altri sapori “attivi” .
Tuttavia anche questi “eccessi” nelle oscillazioni sono abbastanza misteriosi, ad oggi non è detto che il neutrino sterile esista per forza.
Ci sono parecchie discordanze sulle anomalie rivelate da LSND, dato che gli esperimenti successivi non sono riusciti a confermarle, ma nemmeno a smentirle! Anche al Gran Sasso (esperimento GALLEX) furono misurate delle anomalie nelle oscillazioni, e ad oggi pure queste anomalie restano senza conferma da altri esperimenti, nonostante siano però difficili da smentire.
La scoperta del neutrino sterile segnerebbe il primo passo verso il superamento definitivo del Modello Standard
Questo perché essendo sterile non potrebbe accoppiarsi nemmeno con il campo di Higgs per sviluppare la massa dello stato , dunque servirebbe un nuovo meccanismo che implicherebbe l’utilizzo di teorie oltre il Modello Standard.
Per mettere la parola definitiva sul neutrino sterile sono previsti esperimenti sempre più sensibili, ma al contempo sempre più difficili da costruire, con tecnologie all’avanguardia ancora da inventare.
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Eccellente